Fotografia e realtà

Esiste una realtà oggettiva? Sto guardando un paio di vecchie foto di vent’anni fa, scattate l’una dopo l’altra. Ho da poco finito un libricino divulgativo che cerca di spiegare a chi, come me non ne capisce nulla, la fisica quantistica… tenta di farmi capire cioè che la realtà così come la si è pensata fino ad oggi non esiste. O che piuttosto è il risultato di relazioni: l’atomo che si comporta in funzione di chi l’osserva.
Sì lo so, lasciamo perdere la fisica, parliamo di quello che mi compete, però… ecco mi ha fatto pensare. Sarà che quelle foto le ho scattate io: ricordo esattamente dove, il nome della pellicola, la sensibilità e lo sviluppo. Forse per questo quei due scatti mi sembrano vivi o, meglio, presenti, come se li avessi appena stampati. E mentre osservo le osservo dietro il riflesso del vetro della cornice entro cui mi rispecchio, ripenso a quel che ho appena letto: la realtà è fatta di relazioni, un’enorme rete tessuta di sguardi che si scambiano. D’altronde ogni foto che ho preso nell’arco della mia carriera non è forse il frutto di un incontro? il risultato di un qualche rapporto tra me e il soggetto o, per ribaltare il concetto, il soggetto che mi si rivela?
Anche la fotografia puramente documentativa, privata di qualsiasi velleità artistica, è sempre il frutto di una connessione tra l’autore e la scena catturata. Ed è proprio l’aspetto più emozionante, condividere uno sguardo, e con esso svelarne il pensiero.
La fotografia tira in ballo la realtà – scriveva Roland Barthes. Ed è bello pensare che la realtà sia fatta di relazioni.
